Lesioni come il cavernoma intramidollare o angioma cavernoso possono svilupparsi sin dalla nascita, non presentando alcun sintomo per molti anni, fino a causare sintomi neurologici come alterazioni della sensibilità degli arti, difficoltà di controllo della forza nei movimenti e debolezza. Nella maggior parte dei casi, l’entità dei disturbi collegati richiederebbe di intervenire chirurgicamente, ma spesso la decisione viene presa in modo troppo affrettato.
Il caso studio che vi presentiamo dimostra come sia possibile gestire un quadro clinico di questo tipo con una terapia conservativa meno invasiva, con possibilità di pieno recupero e risoluzione della sintomatologia dolorosa.
Storia clinica e percorso diagnostico del paziente
La paziente è una donna di anni 65 che riferisce comparsa acuta di un disturbo della sensibilità e della forza all’emilato sinistro, in particolare al di sotto della linea intermammaria che ha interessato l’emisoma di sinistra e, in particolare, l’arto inferiore sinistro. Questo disturbo comporta un’alterazione della sensibilità, una difficoltà nel controllo della arto e minor forza in tutti i movimenti.
Allarmata dai sintomi riferiti, è stata sottoposta a risonanza magnetica con mezzo di contrasto, sia encefalica che vertebrale. L’esame diagnostico ha mostrato un’emorragia a livello del midollo dorsale che, seppur piccola, appare sufficiente a spiegare il suo disturbo e soprattutto idonea a confermare una diagnosi di angioma cavernoso o cavernoma intramidollare. Solitamente questo tipo di lesioni si sviluppano negli anni o addirittura dalla nascita, mentre la paziente non aveva mai avvertito alcun disturbo prima.
Data la gravità del caso, dopo un primo consulto le viene proposto un intervento chirurgico d’urgenza, con tutti i rischi annessi: trattandosi di una zona del midollo dorsale difficile da raggiungere e che prevede una mielotomia, alla paziente viene chiarita l’assoluta necessità di intervenire chirurgicamente e di riportare con disturbi permanenti come conseguenza dell’emorragia e dell’intervento in sè.
La diagnosi e il trattamento chirurgico proposto
Giunta all’attenzione del nostro studio di neurochirurgia, le viene suggerita una ulteriore risonanza magnetica ad alto campo con mezzo di contrasto, oltre che nuove valutazioni e studi neurofisiologici potenziali evocati motori e somatosensoriali. A seguito di tali esami, la paziente viene tranquillizzata, suggerendo di non procedere all’intervento d’urgenza ma di trattare il cavernoma intramidollare con una terapia medica e riabilitativa e valutare l’evoluzione della patologia.
La paziente accetta il consiglio del Dottor Sacchelli e viene seguita settimana per settimana sia dal punto di vista neurologico che radiologico.
Nell’arco di qualche mese, grazie ai continui miglioramenti, ritorna ad una condizione normale: i disturbi sono quasi interamente superati e da una nuova risonanza magnetica si delinea sempre di più la parte dell’angioma cavernoso che ha interessato il sanguinamento e la parte della piccola emorragia che si era verificata.
Sempre in accordo con la paziente si decide di proseguire con questa terapia conservativa e nel tempo si ha un recupero completo del quadro neurologico.
Tuttora, a distanza di 3 anni, la nostra paziente non ha riscontrato mai più disturbi e il quadro neurologico è rimasto invariato.